Uno studio dell’ISTAT pubblicato a fine dicembre indica che nel 2017 il 53% degli italiani ha fatto acquisti su internet; un dato in aumento rispetto a quello del 2016 (pari al 50,5%) e destinato a crescere ancora nei prossimi anni.
Gli acquisti on line presentano molti vantaggi, ma possono creare anche qualche problema; ad esempio, quello di ricevere a casa un prodotto parzialmente diverso da quello che ci era stato proposto o che ci aspettavamo. D’altra parte, le foto e le descrizioni degli oggetti presenti sui siti di e-commerce non sempre consentono di comprendere a pieno cosa stiamo comprando.
In questi casi è quindi importante sapere come funziona il diritto di recesso.
Vediamo cosa prevedono le norme del codice del consumo che lo disciplinano.
Informazioni prima dell’acquisto
Innanzi tutto, il codice prevede che, nel presentare il prodotto e quindi ancor prima che l’acquisto si perfezioni, il venditore debba fornire alcune informazioni, tra le quali anche quella riguardante la possibilità o meno di esercitare il diritto di recesso (come vedremo, ci sono infatti dei casi nei quali il recesso non è possibile).
In particolare, il venditore deve:
- indicare per ogni prodotto, “in maniera chiara e comprensibile”, se sarà possibile esercitare il diritto di recesso, specificando eventualmente “le condizioni, i termini e le procedure per esercitare tale diritto”;
- fornire il modulo tipo di recesso (si tratta di un modello, allegato al codice del consumo, utilizzabile per comunicare il recesso);
- quantificare il costo della restituzione dei beni, qualora essi non possano essere restituiti per posta.
Termine
Il termine per esercitare il diritto di recesso è di 14 giorni.
Da quando decorre questo termine? Dal giorno in cui il consumatore “acquisisce il possesso fisico dei beni”; dunque, ciò che rileva non è il giorno in cui è stato eseguito l’acquisto, ma quello in cui il prodotto è stato consegnato.
Peraltro, il termine di 14 giorni vale solo nel caso in cui il venditore abbia fornito prima della vendita le informazioni riguardanti il recesso; in caso contrario, il termine diventa di 12 mesi oppure, se le informazioni sono state fornite entro dodici mesi dall’acquisto, il termine di 14 giorni inizia a decorrere dal giorno in cui il consumatore ha ricevuto le informazioni.
Nessuna motivazione
Bisogna fornire una motivazione per il recesso?
No, la legge prevede espressamente che il consumatore può recedere “senza dover fornire alcuna motivazione”.
Modalità di comunicazione
Se il consumatore intende esercitare il diritto di recesso, deve, nel rispetto del termine che abbiamo appena visto, comunicarlo al venditore, utilizzando il modulo tipo di recesso o qualsiasi altra dichiarazione che esprima chiaramente la sua decisione.
Per valutare la tempestività della comunicazione occorre fare riferimento al momento dell’invio.
Tuttavia, poiché il codice del consumo prevede che “l’onere della prova relativa all’esercizio del diritto di recesso (…) incombe sul consumatore”, è quanto mai opportuno che la comunicazione sia eseguita con strumenti che non siano contestabili.
Molti siti di e-commerce prevedono dei moduli compilabili on line; si tratta di una soluzione valida, anche perché in questi casi il venditore è tenuto a fornire “senza indugio” al consumatore una conferma di ricevimento.
In alternativa, è consigliabile l’utilizzo di una pec o di una raccomandata a.r. Le mail semplici ed i fax difficilmente saranno contestati dal venditore, ma offrono certamente minori garanzie e andrebbero quindi evitati, almeno per i prodotti di maggior valore.
Gli obblighi del venditore
Una volta ricevuta la comunicazione di recesso, il venditore deve provvedere al rimborso delle somme percepite, anche quelle relative alla consegna, a meno che il consumatore non abbia scelto “un tipo di consegna diversa dal tipo meno costoso di consegna offerto dal professionista”. In altre parole, se al momento dell’acquisto abbiamo optato per una consegna veloce, il prezzo di tale consegna resterà a nostro carico.
Il rimborso deve avvenire “entro quattordici giorni dal giorno in cui (il venditore) è informato della decisione del consumatore di recedere dal contratto” e deve essere eseguito con le stesse modalità usate dal consumatore per eseguire l’acquisto.
A garanzia del venditore, la legge prevede che egli possa trattenere il rimborso “finché non abbia ricevuto i beni oppure finché il consumatore non abbia dimostrato di aver rispedito i beni, a seconda di quale situazione si verifichi per prima”. Quindi, se vogliamo accelerare il rimborso, non dovremo limitarci a comunicare il recesso, ma dovremo anche documentare al venditore l’invio del prodotto.
Gli obblighi del consumatore
Perché il recesso vada a buon fine, con il rimborso di quanto pagato, anche il consumatore deve osservare alcune regole.
In primo luogo, il prodotto deve essere restituito entro 14 giorni dalla comunicazione del recesso; anche in questo caso, per valutare la tempestività bisogna fare riferimento alla data di spedizione e non a quella di ricezione da parte del venditore.
Le spese di spedizione sono a carico del consumatore (a meno che il venditore abbia omesso di informare il consumatore che il costo è a carico di quest’ultimo).
Il venditore può negare il rimborso se la confezione che viene restituita dal consumatore non è perfettamente integra o se il prodotto è stato danneggiato?
E’ evidente che per valutare se esercitare o meno il recesso il consumatore deve poter esaminare il prodotto e dunque devono essere consentiti sia l’apertura della confezione, che l’utilizzo del bene; il tutto deve però avvenire nei limiti di quanto necessario “per stabilire la natura, le caratteristiche e il funzionamento dei beni”, altrimenti il consumatore risponde della diminuzione di valore dei beni.
Pertanto, un leggero danneggiamento della confezione è tollerabile, così come un normale utilizzo del bene è assolutamente legittimo, anzi è indispensabile; al contrario, la “distruzione” della confezione o il danneggiamento del prodotto legittimano il venditore a decurtare il rimborso.
Casi nei quali il recesso non è previsto
Come anticipato, ci sono dei casi nei quali il recesso non è possibile.
Si tratta per lo più dei casi nei quali i beni non possono essere rivenduti in quanto, ad esempio, sono stati realizzati appositamente per il consumatore oppure sono soggetti ad un rapido deterioramento o ancora per motivi igienici.
Questi sono alcuni dei casi più comuni previsti dalla legge:
- beni confezionati su misura o personalizzati;
- beni che rischiano di deteriorarsi o scadere rapidamente;
- beni sigillati che non si prestano ad essere restituiti per motivi igienici o connessi alla protezione della salute e sono stati aperti dopo la consegna;
- fornitura di registrazioni audio o video sigillate o di software informatici sigillati che sono stati aperti dopo la consegna;
- fornitura di giornali, periodici e riviste.
Avv. Mauro Sbaraglia