I contatori dell’energia elettrica installati nelle nostre case e che rilevano i nostri consumi sono sempre più moderni e il più delle volte trasmettono automaticamente i dati, senza che sia necessaria la nostra lettura.
Questi apparecchi dovrebbero garantire la massima precisione ed attendibilità, eppure talvolta gli importi indicati nelle bollette suscitano qualche dubbio, soprattutto quando viene registrato un notevole discostamento dai consumi abituali.
Cosa può fare in questi casi l’utente? I dati rilevati dai contatori si possono contestare?
La risposta è positiva.
Tuttavia, come sempre quando si decide di rivolgersi ad un Tribunale, bisogna sapere come si ripartisce l’onere della prova ovvero cosa deve provare l’utente e cosa deve provare la società che fornisce l’energia elettrica.
Due pronunce della Cassazione, una sentenza del 2016 (sentenza Cassazione 23699_16) e una recentissima ordinanza del 21 marzo scorso (ordinanza Cassazione 7045_18), ci aiutano a chiarirci le idee.
La Cassazione afferma che i dati rilevati dai contatori sono contestabili, perché “la rilevazione dei consumi mediante contatore è assistita da una mera presunzione semplice di veridicità”.
Dunque, com’è giusto che sia, la società che fornisce l’energia non può limitarsi a documentare i dati rilevati dai contatori.
Allora, cosa deve fare?
Secondo la Cassazione, in caso di contestazione da parte dell’utente, la società ha l’onere di “provare che il contatore era perfettamente funzionante”.
Il cliente, invece, deve “dimostrare che l’eccessività dei consumi è dovuta a fattori esterni al suo controllo e che non avrebbe potuto evitare con un’attenta custodia dell’impianto, ovvero di aver diligentemente vigilato affinché eventuali intrusioni di terzi non potessero alterare il normale funzionamento del misuratore o determinare un incremento dei consumi”.
In altre parole, dunque:
- la società deve provare che il contatore era “perfettamente funzionante” nel momento in cui ha eseguito le rilevazioni;
- il cliente deve invece provare che sono intervenute delle manomissioni, “intrusioni di terzi” o altri “fattori esterni” che, pur con un’adeguata custodia dell’impianto, non era possibile evitare.
E’ chiaro che questi principi – che ovviamente non si applicano solamente ai contatori dell’energia elettrica – non risolvono tutti i problemi, perché non sarà semplice per le società provare il perfetto funzionamento del contatore, così come non sarà facile per i clienti provare l’intervento di fattori esterni.
Tuttavia, chi vuole contestare i dati è bene che sappia quali sono le regole del gioco.
Avv. Mauro Sbaraglia