Che valore ha il verbale con il quale l’agente contesta all’automobilista l’utilizzo del cellulare durante la guida?
In altre parole, si può fare ricorso, sostenendo che l’agente abbia visto male e si sia quindi sbagliato?
La risposta è sì, si può contestare, ma attenzione, non basta fare un ricorso al Giudice di Pace, occorre promuovere uno specifico giudizio, denominato querela di falso.
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n.6108/23, ha infatti ribadito che “il verbale di accertamento fa piena prova fino a querela di falso delle circostanze di fatto che sono attestate come avvenute in presenza del pubblico ufficiale”.
In questi casi, dunque, l’espressione comune “la parola mia contro la parola tua” non vale, perché la verbalizzazione dell’agente “vale” di più.
Quindi, aggiunge la Cassazione, con il “semplice” ricorso al Giudice di Pace si possono contestare solo le “circostanze che esulano dall’accertamento, quali l’identificazione dell’autore della violazione e la sua capacità o la sussistenza dell’elemento soggettivo o di cause di esclusione della responsabilità, ovvero rispetto alle quali l’atto non è suscettibile di fede privilegiata per una sua irrisolvibile oggettiva contraddittorietà”.
Tutto il resto, ed in particolare, tutto ciò che l’agente dice essere avvenuto in sua presenza dovrà essere oggetto di una querela di falso, che è un giudizio ben più complesso ed articolato; spetta all’automobilista (ed al suo avvocato) decidere se valga o meno la pena promuoverlo per far annullare la multa.
Avv. Mauro Sbaraglia
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