Nelle scorse settimane ho parlato di alcuni motivi di impugnazione delle cartelle di pagamento e ho spiegato che, se ci sono valide ragioni, è necessario proporre l’impugnazione tempestivamente, senza far scadere il termine previsto dalla legge.
Una conferma di tutto ciò ce la dà una sentenza della Corte di Cassazione del 4 giugno scorso, la n.10552/20.
Secondo la Corte, infatti, una cartella che non viene impugnata si cristallizza ossia diventa definitiva; a ciò consegue “l’accertamento con efficacia di giudicato – da rilevarsi ex officio – della debenza” delle somme indicate nella cartella medesima.
In parole povere, se una cartella non viene impugnata nel termine di legge, la somma azionata nei confronti dei cittadino non potrà più essere contestata, anche se quella somma fosse errata.
La Cassazione, peraltro, segnala che questo principio non viene applicato solo dai Giudici italiani, ma anche a livello europeo; infatti, anche la Corte di Giustizia dell’UE ha affermato che “le decisioni giurisdizionali divenute definitive dopo l’esaurimento delle vie di ricorso disponibili, o dopo la scadenza dei termini previsti per questi ricorsi, non possano più essere rimesse in discussione”.
Pertanto, chi riceve una cartella, una multa o un altro atto per il quale è previsto un termine di impugnazione, deve fare attenzione a non far scadere quel termine, se non vuole trovarsi con un debito definitivo e quindi non più contestabile.
Avv. Mauro Sbaraglia